Inno a Zeus – Inni Omerici
“[…] sei diventato così grande ed eccoti re sovrano attraverso i tempi.
Senza di te, o Dio, non si fa niente sulla terra,
Né nel divino etere del cielo, né nel mare.”
Zeus, Giove per i romani, il più potente fra gli dei.
È “Colui che addensa le nuvole” e “Colui che manda i venti propizi”, padre del Cielo, della pioggia e dei lampi perché regna incontrastato su ogni aspetto del mondo dalla cima del Monte Olimpo. Il suo nome significa “brillante”, perché luce e potere sono i suoi principali attributi.
Poiché nella nostra cultura patriarcale è l’archetipo predominante e il più socialmente accettato, sono fermamente convinta che dobbiamo conoscerlo, per un duplice motivo.
Sia perché se molte donne sono riuscite a conquistare posizioni di prestigio, in un mondo che ha sempre cercato di ostacolarle, è perché hanno attivato strategicamente l’archetipo Zeus, sia perché per ritornare a riprenderci il potere della Grande Dea Madre dobbiamo essere consapevoli delle forze del maschile che ci influenzano.
ZEUS: IL MITO
Zeus era figlio di Crono e Rea.
Crono, per evitare l’avverarsi della profezia secondo la quale sarebbe stato spodestato dal trono dai suoi stessi figli, li divorava subito dopo la nascita.
Rea, per salvare Zeus, consegnò al marito, al posto del bambino, una pietra avvolta in fasce.
Zeus venne allevato da una ninfa o da una capra, secondo le versioni, e, dopo essere cresciuto, uccise il padre liberando dal suo stomaco Estia, Demetra, Ade, Era, Poseidone, suoi fratelli e sorelle.
Poi, Zeus decise di spartire il mondo acquisito con i suoi fratelli: a lui andò il regno dei cieli, ad Ade il regno sotterraneo, a Poseidone toccò il fondo del mare.
L’ARCHETIPO DEL “PADRE CIELO” E DEL SOVRANO
“Ci sono sempre vinti e vincitori, archetipi preferiti e rifiutati”.
I miti che vedono come protagonisti gli abitanti dell’Olimpo sono “storie di famiglia” nel senso che possiamo ritrovarle anche nella nostra vita personale.
Nel mito, Zeus era sposato con Era, dal cui matrimonio nacquero
Ares, Ebe ed Efesto. Ebbe anche un’infinità di “scappatelle” amorose e una numerosa prole di dei e semidei.
Se può essere vero che non tutti i padri di famiglia sono degli Zeus, quando nell’uomo si attiva questo archetipo è probabile che egli troneggi con autorità nella propria casa come fosse un territorio da governare, aspettandosi da moglie e figli, suoi “sudditi”, obbedienza e riconoscenza.
Su tale diritto può giustificare anche le azioni più oltraggiose, come la violenza o l’abuso.
Zeus è un padre che sa essere amorevole e protettivo solo se i figli rispecchiano l’immagine ideale e vincente che ha di sé stesso. Se soddisfano queste ambizioni, può dare loro tutto quello che desiderano, come quando nel mito concesse generosamente alla figlia Artemide il corredo necessario di arco e frecce perché potesse regnare nel mondo della natura.
Un altro prediletto di Zeus era il dio Apollo. Fuori dal racconto mitologico potrebbe essere il figlio che decide di portare avanti la tradizione dell’azienda di famiglia ed eseguire la volontà del padre per cercarne l’approvazione.
Se, invece, il figlio preferirà non tener conto delle inclinazioni paterne, Zeus diventerà una figura distruttiva e ostile. Il fulmine è, infatti, il simbolo del suo potere punitivo e incendiario.
Oppure il figlio potrà finire con il sottomettersi alla volontà paterna, identificandosi con l’“aggressore” e, paradossalmente, perpetuando nella propria prole futura un analogo comportamento autoritario.
Se per l’archetipo di Era il matrimonio è un’unione sacra, Zeus, al contrario, lo considera un mezzo tramite il quale consolidare il proprio potere.
Zeus è incline alle avventure extra coniugali dove la sessualità diventa un gioco di supremazia per dimostrare che non solo può ottenere quel che vuole, ma anche “chi vuole”, come se si trattasse di vincere un trofeo. Nemmeno in questi casi l’uomo Zeus perderà il controllo delle proprie emozioni per offrire il suo cuore a una donna sola.
Zeus dirige le relazioni affettive con lo stesso potere autoritario con cui si realizza nel lavoro, anche se non è detto che aspiri al “prestigio” in senso stretto: egli può ricoprire con successo una posizione di comando in una solida azienda internazionale, come essere a capo di una banda di criminali o metter su una piccola impresa.
Nel raggiungimento di tali traguardi, dimostra doti intellettive non banali, grande “fiuto” per gli affari, spirito d’iniziativa e nessuna paura per il lavoro duro.
Ha un’ampia visione d’insieme che gli permette di sfruttare al meglio tutte le occasioni che si presentano.
Ciò che è davvero importante è che nell’ambito prescelto riesca a coltivare una posizione di dominio e che non debba sottomettersi alle dipendenze di altri.
Il suo punto di vista negli affari è sempre il migliore e nutre stima soltanto per coloro che seguono le sue direttive.
ZEUS NEL FEMMINILE
Il regno di Zeus non è solo appannaggio degli uomini dominatori, ma una propensione al potere che può manifestarsi anche nelle donne.
Se ci siamo almeno una volta trovate nella situazione di aspirare a “farci una posizione sociale” è molto probabile che si sia attivato in noi l’archetipo di Zeus.
Ne è stata un esempio la ferma e decisa Margaret Thatcher, la prima donna in Gran Bretagna a diventare Primo Ministro.
Questo non significa che la donna Zeus difenda il diritto del più forte ed esalti i valori patriarcali, ma è importante assicurarsi che l’influenza del maschile non predomini e che il fare non si sostituisca all’essere. La donna che attiva Zeus non deve dimenticare o rifiutare il proprio corpo, la sessualità o il potere istintuale della Grande Madre.
SVILUPPARE ZEUS
“Il suo potere era più grande di quello di tutte le altre divinità messe insieme. E nondimeno, non era né onnipotente né onnisciente”.
Il modello Zeus può dominare solo una fase dell’esistenza dell’uomo oppure essere l’archetipo di una vita intera.
In questo caso, arrivato alla mezza età, Zeus potrebbe rendersi improvvisamente conto che “qualcosa non va” nell’amministrazione del suo regno: la moglie Era, che per tanti anni ha accettato le sue relazioni extraconiugali, potrebbe averlo improvvisamente abbandonato o il figlio prediletto annunciare di volersi rendere indipendente dal giogo paterno.
Allora tutto il materiale interiore e a lungo trascurato riemerge prepotente e l’uomo dovrà abbandonare la sua posizione privilegiata di “re della montagna” (l’aquila è uno dei simboli di Zeus).
Per evolvere l’archetipo di Zeus deve accettare di apparire vulnerabile come una fanciulla, folle come un pazzo o indifeso come un bambino.
Deve scendere nell’abisso della propria sfera emotiva e farsi aiutare dagli archetipi dei suoi fratelli: Ade e Poseidone.
Se si allea con Poseidone può coltivare un’autentica intimità emotiva con sé stesso e le persone che lo circondano.
Se attiva Ade, e la connessione con il proprio mondo sotterraneo, può scoprire una nuova sessualità intimistica, piena di sfumature e ricca di sentimenti.
IL DIO CHE NON C’E
Nella mitologia Metis è stata la prima amante di Zeus.
Era stato profetizzato che dalla loro unione sarebbe nato un figlio che avrebbe detronizzato Zeus, come a sua volta lui aveva spodestato il padre Crono.
Per contrastare il nefasto oracolo, il dio decise di trasformare Metis in un essere minuscolo e poi di divorarla incinta.
Dopo nove mesi, Zeus venne colto da un terribile dolore alla testa, chiese aiuto a Prometeo che con un’ascia gli aprì il capo e ne fece uscire Atena, con tanto di elmo e corazza, proprio come una guerriera già adulta e formata.
Possiamo interpretare questo mito pensando che Zeus, mentre inghiotte Metis, rappresenta il patriarcato che tenta di “tenere sotto controllo” il femminile. La fuoriuscita di Atena dalla stessa testa di Zeus sta a significare che la donna ha dimenticano il potere dell’antica Dea Madre per rinascere ricondizionata dalla volontà del maschio.
Per invertire la rotta, e ridare dignità alla saggezza femminile dimenticata, Padre Cielo dovrà scendere dall’Olimpo e sforzarsi di comprendere l’intelligenza e i valori di Metis.
La donna Atena, che vede Zeus come unico genitore, dovrà rimembrare di essere nata anche da sua Madre, riconoscendo i luoghi del suo femminile interiore “inglobati” dalle fauci del maschile.
Uomo e donna dovranno favorire pacificamente i reciproci valori, cooperando e accettando che uno non predomini sull’altro.
Solo quando si instaurerà questo nuovo ordine, potrà finalmente nascere un nuovo archetipo: il tanto atteso figlio di Metis, che sarà capostipite di una prole senza genere.
Se vuoi approfondire l’archetipo di Zeus, per comprendere il lavoro psicologico che ogni donna (o uomo) è chiamato a fare per equilibrare le sue parti del femminile e del maschile, il libro che ti consiglio è questo.
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