“Se guardi attraverso un binocolo stai spiando la vita degli altri, se guardi attraverso una macchina fotografica, stai spiando te stesso

 – B. Mikhailov

Dobbiamo sentirci intimi con qualsiasi cosa vogliamo fotografare”: sono queste le parole dette da Lina Pallotta, fotografa documentarista, che più mi hanno emozionata, mentre partecipavo ad un suo workshop fotografico.

IL DESIDERIO (DELL’ORDINARIA) INTIMITÀ

“Sentirsi intimi” è uno stato d’animo molto connesso al desiderio e al mio concetto di “fai dell’ordinario una poesia”.
Se hai letto i miei articoli precedenti, saprai che il desiderio nasce quando ci manca qualcosa, quando abbiamo un bisogno e aneliamo ad altro, come ti raccontavo qui.

La mancanza [come distanza] fra noi e ciò e chi ci circonda può essere colmata solo quando, spinti da un forte desiderio, entriamo in intimità con l’ordinario, trasformandolo così in poesia.

LA FOTOGRAFIA INTIMISTICA

Anche per fotografare in modo poetico devi de-siderare di connetterti con il soggetto, sia esso qualcosa o qualcuno.
“Essere intimo” mentre si fotografa vuol dire sentirsi comodo, abbandonando l’oggettivazione del processo fotografico per entrare in uno spazio in cui tutto è soggettivo.
Significa entrare in intimità con sé stessi, avendo allo stesso tempo la capacità di penetrare in poco tempo [quello dello scatto] l’infinità di una persona e di un luogo.

Ecco perché [ed è qualcosa che dico a tutte le mie allieve di mentoring fotografico] la fotografia intimistica non si può imparare attraverso regole compositive, studio, tecnica, etc…
Non esiste una “TO-DO” list di azioni o componenti che l’immagine deve contenere per essere definita intima.

I fattori che entrano in gioco nella comprensione dell’immagine sono quelli che vanno a toccare le corde profonde dell’Io, legati al motivo per cui ho fotografato una determinata cosa, in quel modo e nel perché voglio mostrarla agli altri.
Il significato creato dall’osservatore mentre guarda la fotografia crea a sua volta nuove interpretazione, comunque valide, anche se diverse dall’autore dell’immagine.

Questo significa che ogni esponente della fotografia intima la considera in modo leggermente diverso, proprio perché è soggettiva e non oggettiva.

COSA NON È LA FOTOGRAFIA INTIMISTICA?

Spesso si confonde la fotografia intimistica con la fotografia di nudo, con l’autoritratto, o con progetti fotografici di tipo “diaristico”, ma la fotografia intima non è questo, solo questo o per forza questo.
Ancora più spesso, si confonde con la sessualizzazione nell’immagine e di sicuro non è questo!
Anzi, frequentemente l’intimità è esattamente l’opposto del sesso, per come è vissuto e divulgato oggi.

La confusione è dovuta al fatto che nella nostra società spesso l’intimità è confusa con l’ego. Così come quando si parla di desiderio si confonde con l’energia sessuale, banalizzata in “sesso dal kamasutra” [ma l’energia sessuale è molto più di questo. È la forza creatrice più potente di tutte, che chi ha dimestichezza con lo yoga e le filosofie orientali chiamerebbe kundalini].

La fotografia intima è scordarsi del proprio ego, per avviare un processo di introspezione prima, che si trasforma in condivisione e unione con il mondo esterno, dopo.

È come un poema omerico.
Le fotografie intime parlano di colui che le ha scattate, ma parlano anche a [e di] tutti noi, perché narrano delle sue emozioni, di come ricorda, di come ama o soffre al pari di ogni essere umano.

Capirai, allora, come la fotografia intima è il genere che più si avvicina al mio concetto di fotografia sciamanica.

fotografia intimistica

CHI SIAMO NOI (FOTOGRAFI) PER CHIEDERE L’INTIMITÀ?

“Il mio desiderio è sempre stato quello di non solo guardare ma, anche, quello di prender parte alla vita. […] Spero sia questa la ragione per la quale la gente non si sente come un voyeur guardando le mie foto – perché sente di farne parte. Per me, è questo il momento in cui le foto passano dal far vedere all’essere. Questo succede quando le fotografie non stanno raccontando una storia su “di loro”, ma bensì su di noi”
J. A. Sobol

“Chi siamo noi (fotografi) per chiedere intimità se non siamo disposti a mettere su un piatto la nostra?”
È qualcosa che chiedo spessissimo alle mie allieve di mentoring fotografico, che hanno paura ad avvicinarsi alle cose e alle persone, diventandone intime.

Per esempio, agli sposi che mi contattano per un servizio fotografico chiedo loro di raccontarmi come si sono conosciuti o la loro storia d’amore.
A loro non dico mai “sarà come se non ci fossi”, perché io ci sarò nel loro giorno, contenta di esserci.
 Mi assicuro di rimanere una presenza discreta, questo sì, ma voglio essere un appoggio per le coppie, non solo per quanto concerne l’aspetto fotografico (ora migliore per i ritratti, foto di famiglia…), ma anche semplicemente per donare un consiglio o una parola di supporto, se necessario.
Personalmente penso che se non mi lasciassi catturare da queste emozioni prima di scattare, non saprei raccontare autenticamente tutte le meravigliose storie che mi vengono affidate.

Le mie allieve spesso temono che questo approccio le renda poco professionali e si abbandonano alla paura, erigendo un muro con il proprio soggetto.
Ma la paura di sbagliare è una “bomba atomica”.
Perché non lascia spazio al desiderio, resta in allerta e non riesce a farsi sorprendere dai propri soggetti.

SEI UNA FOTOGRAFA E VUOI ALLENARE LA TUA CAPACITÀ DI DE – SIDERARE L’INTIMITÀ?

Sei una fotografa (o un fotografo) ti piace il mio approccio sciamanico e hai bisogno di lavorare sulla tua fotografia per creare connessioni più intime con i tuoi soggetti?
Per questo tipo di esigenza posso offrire sessioni di mentoring 1:1 perché, ricorda, la fotografia intimistica non ha stilemi fissi.
Diversamente da altri ambiti fotografici, dove spesso vi è una spasmodica ricerca di perfezione che supera il contenuto dell’immagine, la tecnica nella fotografia intima ha senso se applicata alla funzionalità del messaggio.
È un genere che si può allenare solo lavorando su sé stesse, risvegliando la propria energia, spogliandosi e accettando di divenire “penetrabili” in primis.
Prenota una call di mentoring fotografico con me e creeremo insieme un percorso su misura in grado di sbloccare la tua paura di sbagliare e di entrare in intimità con i tuoi soggetti fotografici.
[è anche l’unica occasione che hai per lavorare singolarmente con me perché le porte di tutti gli altri miei percorsi sono attualmente chiuse].

ESERCIZI SCIAMANICI PER SPERIMENTARE LA FOTOGRAFIA INTIMA

Non sei una fotografa professionista ma vuoi sperimentare ugualmente la fotografia intimistica?
Ecco alcuni esercizi sciamanici che ti posso consigliare:

  • scatta per 7 giorni una foto al giorno in un ambiente che frequenti
  • scatta un autoritratto che ti faccia sentire “intima” con te stessa
  • scatta un ritratto (o più) di una persona con cui ti senti in intimità
  • scatta una foto ad un oggetto che ti riporta ad un sentimento privato personale.

Ora di tutte queste foto scegline 5/7 al massimo, come se fosse una mini serie e scrivi tre brevi riflessioni. Tra queste, scegline una, che esprima un concetto che possa accumunare tutte le immagini.
Può essere anche una sola parola, anche astratta, metaforica.
Se ti va, puoi mostrarmi i tuoi scatti nel mio angolino (sacro e privato) di “fotografia sciamanica”. Ti aspetto qui!