“L’intuizione: la parte atrofizzata del cervello che è collegata col cuore e ci consente di ascoltare la voce degli dei.”
– Massimo Gramellini

Come si fa ad ispirarsi senza perdere la propria unicità? Qualche tempo fa, ho affrontato questo argomento nelle storie del mio canale IG ed ha suscitato così tanto interesse che ho pensato di approfondire con un post.
Quelle che seguono non sono verità assolute, ma semplici osservazioni derivate dal mio percorso creativo. Un’esperienza personale che ho voluto qui riportare, sperando possa essere utile ad altri.
ispirare/citare/copiare
Per fare chiarezza, parto dalla definizione delle parole, scegliendo le sfumature, tra i significati che riporta l’enciclopedia Treccani, più consone al nostro discorso.
Ispirazione: “Intervento di uno spirito divino che, con azione soprannaturale, determina la volontà dell’uomo ad agire o pensare in un determinato modo, o rivela alla sua mente delle verità, spesso stimolandolo e guidandolo a esprimerle con la parola o con gli scritti”
Citare: “Allegare, riportare parole di persone o di testi autorevoli, ricordare fatti o episodi a conferma di quanto si sostiene; riferire passi di opere, sia per esemplificazione, sia anche per semplice diletto estetico.
Copiare: “Ripetere o imitare passivamente parole, atteggiamenti, maniere altrui; far propri i concetti d’altri; plagiare.”
Trovo esplicativo, ma anche un po’ commovente, che la parola ispirazione abbia a che fare con il divino.
Perché per me ispirarsi è proprio questo: trovare il divino in noi stessi.
Utilizzare gli stimoli che ci circondano, come esche, per affinare il legame con il divino che risiede nella nostra anima.
Altre cose che possiamo evincere dalla definizione di queste parole è che:
Ispirarsi è “un’azione critica”, quindi attiva.
Copiare è sempre un’azione passiva.
Citare è un’azione sia passiva (posso riportare pari pari), ma al contempo attiva, perché consapevole, in cui posso aggiungere il mio pensiero ed in cui la fonte non è nascosta, ma al contrario resa nota ed omaggiata.
Qui sotto riporto a destra una citazione visiva, ovvero, una fotografia che ho realizzato, appositamente per omaggiare un fotografo che ammiro tantissimo, Elliot Erwitt.


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Perché si comincia a copiare?
Credo che ogni persona abbia dentro di sé un mondo straordinario e meraviglioso, purtroppo, terribilmente inibito dalla società e dalle sue sovrastrutture, di cui siamo succubi fin dalla nascita.
Spesso la società propone un “modello di maggioranza”, che va dal come vestirsi, alla posizione sociale da ottenere.
Spesso inconsciamente ci viene fornito un solo esempio riconosciuto associato all’idea di successo, un solo “modello” a cui tendere.
Così, anche inconsapevolmente, siamo spinti fin da bambini da chi ci vuole bene ad allinearci, a fare ciò che fanno gli altri, a modellarci sulla maggioranza.
In questo contesto l’unicità è tralasciata, vista come pericolosa e fondamentalmente si instilla in noi il pensiero che essere e fare come gli altri sia più giusto, che provare a capire come siamo e cosa faremmo noi.
Così posticipiamo ad libitum la ricerca del chi siamo emulando qualcosa che sicuramente non siamo, perché fondamentalmente lo è già qualcun altro.
La risposta che mi sono data alla domanda del paragrafo è:
Perché pensiamo che ciò che fanno gli altri sia meglio di qualsiasi cosa potremmo fare noi pensato con la nostra testa.
Meglio navigare una rotta di cui si conosce già la meta, che lanciarsi per lidi ancora non conosciuti.
Perché non si dovrebbe copiare?
Secondo me sta proprio nella diversità di ognuno di noi la più immensa ricchezza.
Tralasciamo valori morali o altruistici, perché è una questione puramente egoistica: semplicemente credo che copiare altri sia l’insulto peggiore che possiamo porgere alla nostra anima
Ogni volta che copiamo qualcun altro perdiamo l’occasione di scoprire qualcosa in più su noi stessi.
Copiare è un’occasione mancata per conoscersi.
Copiando impediamo alla nostra anima di esprimersi ed è una cosa per lei mortificante.
Copiando priviamo il mondo del nostro potenziale e dell’apporto unico che potremmo esprimere essendo noi stessi.
Copiare ci impedisce di evolvere sia come essere umano, che come professionista.
Come non copiare?
Sarà che per me è la risposta a tutte le domande dell’universo e ahimè, no, non sto parlando del numero 42, ma il primo modo per evitare questo rischio è:
trovare se stessi.
Spendere energia per trovare se stessi è molto più fruttuoso che utilizzarla per essere qualcun altro.
Lavorando su noi stessi possiamo dis-inibire il nostro spirito, arrivando al centro di noi, scoprendo chi siamo e sentendoci parte del tutto.
È un percorso personale e professionale, che ci porta ad esprimere la parte più recondita della nostra anima ed a far emergere il potenziale assopito dentro di noi, migliorando così noi stessi ed il mondo che ci circonda, attraverso il manifestarsi della nostra unicità.
È anche un percorso lungo e faticoso.
Purtroppo, come abbiamo visto, spesso ci manca la sicurezza e la fiducia in noi stessi per intraprenderlo, ma ne vale la pena.
Per non copiare dobbiamo capire come fare ad ispirarci correttamente agli altri.
Come ispirarsi?
Ispirarsi è una cosa bellissima ma al contempo molto difficile, perché per poterti ispirare agli altri devi già conoscerti un pochino ed aver valori ben saldi.
Se copiare è sempre azione superficiale, che non porta a nulla se non al continuare a copiare riferimenti sempre nuovi, invece ispirarsi significa studiarsi “i modelli proposti”, analizzarli criticamente (ovvero trarne i principi cardine e comprendere quali di questi rispondono ai nostri valori) ed elaborarli attraverso la propria esperienza personale.
In questo modo ispirandoci comprendiamo qualcosa in più su di noi e impariamo a dare il nostro contributo unico al mondo, ispirando a nostra volta altre persone.
Si innesca così un circolo virtuoso, invece che vizioso.
Il primo suggerimento per ispirarsi è cercare ispirazione in ambiti completamente diversi dal proprio.
Poi, posso consigliarti questo libretto, così semplice tanto quanto utile, poiché lo puoi leggere in un giorno e sintetizza al massimo concetti interessanti.
Infine, come mi suggerì un giorno la mia amica Marta, dato che per insegnare è meglio mostrare “come fare” e non dire “come non fare”, ho pensato di mostrarti come io mi ispiro, sperando possa essere utile anche a te.
La “sfida”
Ho preso una foto di Marta, parlandone ovviamente prima con lei, e l’ho utilizzata come ispirazione.
Ne è nato addirittura un progetto artistico:
Se sei curioso, ti aspetto qui, settimana prossima.
Ti spiegherò passo passo il processo creativo che ha portato alla realizzazione delle fotografie.
Nel frattempo ti sfido io, a quale foto del suo profilo instagram credi mi sia ispirata?
La mia ambizione
Sono una ragazza dalle ambizioni materiali alquanto modeste, ma ne ho alcune morali decisamente elevate:
Una di quelle a cui tengo di più è ispirare il prossimo.
Ispirarlo non per riempire la terra di miei cloni (un mondo di Giui sarebbe così pesante da mandare in pensione la forza di gravità), ma per aiutarlo a capire chi è, collaborare con le forze dell’universo per far sì che trovi la sua strada a livello artistico e personale ed essere così più sereno e felice ed a sua volta stimolo per il prossimo.
Come ti sembra questa sfida?
Spero che tu la possa trovare interessante!
Fammi sapere,
nel frattempo ti auguro buona giornata,
che ognuno di noi diventi parte fondamentale di un circolo virtuoso creativo.


