I pittori e poi i fotografi si sono da sempre dedicati all’autoritratto, così come tutti gli scrittori hanno almeno una volta scritto un diario.
Ecco, per me autoritratto sta alla fotografia, come diario sta alla scrittura.
La pratica dell’autoritratto è stata per me salvifica, come lo può essere intraprendere un percorso di journaling o iniziare a scrivere le pagine del mattino.
Perché pittori, scrittori, fotografi, sentono la necessità di scrivere (con i colori, con la penna, con la luce) di sé?
Non credo esista una risposta univoca e di sicuro non sono io quella che la può dare, ma credo, almeno per quanto riguarda la mia esperienza personale, che chi si cimenta nell’arte sia spinto da una necessità.
Necessità come Ἀνάγκη, anànke, direbbero gli antichi greci, quell’intollerabile necessità, voluta dal destino, dagli dei, da qualcosa di più grande che all’essere umano stesso sfugge.
Credo che la necessità alla base del fare arte sia quella di comprendere meglio se stesse/se stessi e la voglia di riconoscersi negli altri, di ricercare quel filo rosso che unisce ogni essere vivente sulla terra, che spinge perciò poi chi crea a condividere con gli altri, perché questi possano riconoscersi.
Cercare se stessi, per connettersi agli altri. Ecco da dove nasce secondo me l’esigenza dell’autoritrarsi.
Forse questa non è una risposta valida per tutti, ma è di sicuro valida per me e il comprenderlo mi è costata una lunga indagine, notti insonni, divagazioni lunghissime davanti a bicchieri di vino, infiniti rullini sprecati e ancora molti molti molti di più megapixel.
Perché sì, il mezzo attraverso cui ho compreso il motivo per cui in generale ho deciso un giorno di prendere in mano la macchina fotografica è stato proprio l’autoritratto.
Che cos’è l’autoritratto?
L’autoritratto è una fotografia scattata a se stessi, in cui è inserito il proprio volto, il proprio corpo (o una porzione di esso).
Si può produrre grazie ad uno specchio, grazie ad una macchina fotografica dotata di pulsante di autoscatto o di un telecomando (oggi anche applicazione), che permette lo scatto da remoto.
Impressionare la pellicola (o il sensore) significa abbattere il muro che storicamente isola il fotografo da chi fruisce dell’immagine prodotta, portando così chi osserva nella dimensione più intima di chi ha scattato.
Quando nasce l’autoritratto?
L’autoritratto nasce ancora prima della vera e propria fotografia. Nei quadri? mi dirai, sì, ma non solo.
Il primo autoritratto fotografico conosciuto risale al 1839 e fu realizzato da Robert Cornelius, fotografo statunitense, che si fotografò utilizzando la tecnica del dagherrotipo, l’antenato della fotografia, che consiste in una lastra di rame su cui si applicava uno strato d’argento, poi sensibilizzato alla luce con vapori di iodio. Quello di Cornelius, oltre ad essere il primo autoritratto è anche una delle prime fotografie che ritraggano una persona. Trovo tuttora molto poetica quello che l’autore scrisse dietro all’immagine “Il primo dipinto di luce mai ripreso. 1839”.
L’autoritratto è per me questo, uno strumento che grazie alla luce ci permette di indagare le nostre ombre.

Autoritratto su dagherrotipo di Robert Cornelius
Altro esempio significativo è “Self-Portrait as a Drowned Man” di Hippolyte Bayard, risalente al 1840: un autoscatto in cui l’autore si identifica con un uomo annegato. Una forma di protesta nei confronti dell’Accademia delle Scienze francese che all’invenzione della stampa positiva diretta di Bayard stesso, preferì la dagherrotipia di Louis Daguerre.

Self-Portrait as a Drowned Man, autoritratto di Hippolyte Bayard
Nel 1914, la tredicenne granduchessa russa Anastasija Nikolaevna fu una delle prime adolescenti a riprendere una fotografia di sé stessa da mandare a un amico, utilizzando uno specchio. Nella lettera che accompagna la fotografia, scrisse: “Ho scattato questa fotografia di me stessa attraverso lo specchio. È stato molto difficile, dal momento che mi tremavano le mani”. Come posso comprendere bene Anastasija, come possono farlo tutte e tutti coloro, che almeno una volta si sono guardati allo specchio con intenzione, che si sono scattati una fotografia per riconoscere se stesse e provare a creare un legame con ciò che di sé non si vede. Questa giovane ragazza non lo sapeva, ma nella tenerezza della sua frase, del suo scatto, che ogni volta che riguardo mi commuove un po’, si nascondeva uno dei temi contemporanei più importanti di tutti: autoritratto come nuovo specchio.

amorevole, dolcissimo, tenerissimo autoritratto di una giovane Anastasija Nikolaevna
Il primo selfie invece (selfie e autoritratto sono due cose completamente diverse, come avrò modo di spiegarti) invece è stato ritrovato nell’archivio di uno studio fotografico a New York risale al 1920. In questa fotografia compaiono tre fotografi che puntano verso di sé la macchina fotografica, su cui era montato un obiettivo grandangolare, sostenendola con le mani, un po’ come oggi si vede fare ovunque con i bastoni del selfie.
La mia esperienza con l’autoritratto.
Il mio primo autoritratto risale ai diciotto anni. Come ti accennavo all’inizio, per me ha avuto innanzitutto una funzione terapeutica, anzi, come direi ora: sciamanica.
Sono stata ispirata a scattarmi il mio primo autoritratto dalla mia fotografa preferita di sempre Francesca Woodman, perché proprio nei suoi autoritratti ho trovato parti di me stessa, quelle parti di me che stavano nell’ombra e avevano bisogno di imprimersi grazie alla luce su un supporto, che mi permettesse di indagarle, di integrarle.
Qui sotto trovi uno dei miei primi autoritratti, che per quanto sia un risultato esteticamente inferiore alla mia capacità oggi di fotografare, rimane sempre uno scatto per me molto importante, che parla a me stessa, di me, ancora ora come allora.
Fai esperienza dell’autoritratto
Dato che per è una pratica che è stata così importante, consiglio a tutte ed a tutti di fare esperienza dell’autoritratto.
Se il mio modo “sciamanico” di vedere l’autoritratto ti intriga e vuoi provare ad utilizzare questa tecnica per scoprire parti te stessa, guardarti dentro e recuperare una connessione con la tua anima, ti consiglio il mio percorso online Self Goddess Portrait, in cui insieme a me potrai comprendere come utilizzare questa tecnica per manifestare la dea dentro di te.